13 Settembre 2020

Rheum e la via della seta

Vi presentiamo Rheum, il nuovo entrato in casa Origine, amaro bio a base di radice di Rabarbaro (Rheum Palmatum)

Le materie prime che compongono la ricetta evocano la storia di secoli e millenni di passaggio lungo la Via della Seta e lungo tutte le altre vie marittime o di terra che hanno permesso il contatto e quindi lo scambio commerciale e culturale tra occidente ed oriente. L’unione sapiente di questi elementi crea una miscela di gusti e profumi che tonifica il corpo e inebria i sensi evocando un immaginario fatto di carovane in viaggio verso città lontanissime immerse in paesaggi misteriosi ed esotici tra porti di mare, pianure, foreste, deserti, fiumi, catene montuose e altopiani asiatici. Così ancora oggi la nostra radice di Rabarbaro inizia il suo viaggio nella Cina del nord per arrivare nel bacino del mediterraneo ed essere trasformata in liquore nel laboratorio Origine tra il mare ligure e le Alpi Marittime.

radici Rabarbaro Rheum Palmatum

eṡòtico agg. [dal lat. exotĭcus, gr. ἐξωτικός, der. di ἔξω «fuori»] (pl. m. -ci). – 1. (anche s. m.) Che proviene, che è importato da altre regioni, forestiero, straniero: termini, locuzioni, modi, costumi e. (in queste e altre
simili espressioni, l’agg. implica in genere una nota di biasimo o una velata accusa di stravaganza, di ostentata originalità, che non hanno gli agg. forestiero o straniero); come s. m., l’e., ciò che caratterizza i luoghi, l’ambiente e la vita di popolazioni straniere, spec. orientali e tropicali: gusto dell’e.; andare alla ricerca dell’e. (v. anche esotismo). In senso più oggettivo: piante e., che non sono originarie di un luogo, ma vi sono state importate da zone lontane (contr. di indigeno) Vocabolario Treccani http://www.treccani.it/vocabolario/esotico/

Ensō originale utilizzato per l’elaborazione dell’etichetta

Ensō (円相) è una parola giapponese che significa cerchio. Esso simboleggia l’illuminazione, la forza, l’universo. È ritenuto da molti che l’indole dell’artista sia completamente rivelata dal modo in cui disegna questo cerchio; inoltre si ritiene che solo chi sia mentalmente e spiritualmente completo possa disegnare un vero Ensō. Alcuni artisti disegnano un Ensō ogni giorno, come una sorta di diario spirituale. Alcuni disegnano l’ Ensō con un’apertura nel cerchio, mentre altri lo completano. L’apertura potrebbe simboleggiare che questo cerchio non sia separato dal resto delle cose ma faccia parte di qualcosa di più grande. L’Ensō è un simbolo sacro nel buddhismo zen, ed è spesso usato dai maestri zen come firma nelle loro opere.

Yamamoto Genpo (1886 -1961) – ENSŌ, Inchiostro su carta
citazione: “La virtù splende, l’abilità non è importante”.

Botaniche

Rabarbaro Rheum palmatum L.
Nota aromatica Cuore
Profumo: Fresco ed erbaceo
Provenienza: cina – asia
Gusto: dolce – amaro – agrumato
Il Rabarbaro cinese o Rabarbaro della Mongolia (Rheum palmatum L., 1759) è una specie erbacea perenne della famiglia delle Polygonaceae. con origini nelle regioni della Cina occidentale, del Tibet settentrionale e dell’altopiano nell’Asia centrale.Il termine Rheum deriva da rheu radice; per antonomasia rheu barbarum radice dei barbari, da cui rabarbaro. L’epiteto specifico palmatum proviene da pálma, per la forma delle foglie che ricorda il palmo della mano. I primi resoconti di utilizzo del Rabarbaro si trovano negli antichi scritti cinesi, risalenti al 2700 a.C. nei secoli a venire compare negli scritti di innumerevoli autori tra i quali Dioscoride,
medico e botanico greco, Plinio il Vecchio, fino ad arrivare a Marco Polo, che lo cita ne Il Milione come
reubarbaro. Oggi è coltivato anche in Europa ed altre zone ma il più pregiato rimane quello asiatico. Quale spezia è presente in tutte le farmacopee del mondo, in liquoristica è stato ed è una base fondamentale insostituibile. In seguito alla sua strordinaria diffusione si arrivò alla creazione di monopolio del rabarbaro, che inizio nella Russia imperiale nel 1731, che ne regolava rigidamente il suo commercio dalla Cina attraverso le steppe asiatiche a Mosca e San Pietroburgo, dove la sua radice veniva poi spedita al resto dell’Europa. Per i 125 anni successivi le importazione del Rabarbaro cinese erano governate esclusivamente dal cosiddetto “ufficio del rabarbaro”. Ufficio che cessò di esistere quando la Cina aprì i suoi porti alle nazioni occidentali,
consentendo il libero scambio.

Gentiana lutea L.
Nota aromatica cuore – base
Profumo : intenso e speziato
Provenienza: catena alpina, appennini
Le prime notizie, documentate da Plinio e Dioscoride, della Gentiana lutea, ci derivano da Gentius, re
dell’Illiria (180-167 A.C.), che le ha dato il nome e per primo ne ha descritto le ottime qualità
Cresce prevalentemente nei prati e nei pascoli delle Alpi e degli Appennini, ad un’altitudine che varia tra i 1000 ed i 2200 metri. La pianta, dal fusto lungo e robusto, presenta foglie folte ed ovali alla base che tendono a diventare più piccole mano a mano che ci si avvicina ai fiori gialli posti sulla cima. Può superare il metro di altezza e presenta una radice molto grande e spugnosa. Ha un odore dolciastro ed un sapore amarognolo. Stimola la funzione digerente dello stomaco favorendo la secrezione dei succhi gastrici, trova largo uso nel settore erboristico, nonché nella preparazione di bevande alcoliche.

Arancio dolce
Nota aromatica Testa
Profumo Dolce, fresco e agrumato
Provenienza: mediterraneo
Secondo la mitologia greca la dote di Giunone, andata sposa a Giove, consistette in alcuni alberelli i cui frutti erano dei meravigliosi globi d’oro, cioè arance, simbolo della fecondità e dell’amore. Giove preoccupato che dei ladri potessero sottrargli quel dono prezioso, li custodì con uno straordinario giardino sorvegliato dalle ninfe Esperidi, mitiche fanciulle dal canto dolcissimo. Di qui il nome greco di esperidi dato a tutti i frutti degli agrumi. L’arancio dolce è l’agrume più coltivato nel mondo, grazie alla sua capacità di adattarsi a condizioni ambientali diverse, in ciò favorito dal gran numero di cultivar e di cloni. La storia dell’origine e della diffusione di questa pianta è molto dibattuta. Si hanno notizie della sua presenza già in tempi antichi in Cina, dove si ritiene si sia generato per mutazione dall’arancio amaro. Viene dato per certo che siano stati gli Arabi a introdurre gli aranci in Asia Minore, in Egitto, nel nord Africa e in Europa. In Sicilia, durante la dominazione araba (IX-XI secolo d.C.) vennero impiantati aranci amari in così detti “giardini”, termine tuttora utilizzato ed evocativo della funzione ornamentale che inizialmente gli agrumeti ebbero nell’isola. Per quanto riguarda l’arancio dolce, secondo la maggior parte degli studiosi la coltivazione in Italia, in particolare in Sicilia e in Calabria, sarebbe cominciata verso il XVI sec. a seguito degli scambi commerciali con i portoghesi, per poi assumere rilevante importanza nel XVIII sec.

Anice stellato
Nota aromatica Testa
Profumo: Dolce, speziato
Provenienza: asia
E’ la regina di tutte le spezie, per la sua inconfondibile forma di stella a otto punte e per il suo intenso sapore di liquirizia e anice, pur non essendo imparentata con nessuna di queste due specie botaniche; l’albero dell’Illicium verum appartiene infatti alla famiglia della Magnolia e cresce spontaneo in Cina, Vietnam, India del sud e Filippine. L’anice stellato venne introdotto in Europa dalla Cina intorno al XVII, da allora la spezia viene utilizzata intera, triturata grossolanamente in frammenti o ridotta in polvere. In Europa è stata utilizzata fin dal principio per la preparazione di sciroppi, cordiali, sorbetti e conserve ma soprattutto nell’aromatizzazione di liquori come il pastis franco-provenzale, e in alcuni casi nella pasticceria come valida
alternativa ai semi d’anice .

Artemisia
Artemisia absinthium L.
Nota aromatica cuore
Profumo: erbaceo dolciastro
Provenienza: europa
Detto anche assenzio maggiore è un arbusto piuttosto comune nelle zone alpine, caratterizzato da un colore verde argentato e da un sapore estremamente amaro. In erboristeria viene utilizzato per le sue proprietà toniche, antisettiche ed aperitive; inoltre le sue spiccate proprietà vermifughe sono conosciute fin dall’antichità. Faceva parte dei rimedi terapeutici già dai tempi degli antichi egizi, è presente infatti in delle iscrizioni che risalgono al 1600 a.C. che lo consigliano come tonico, antidolorifico e rimedio alla febbre. Veniva utilizzato per aiutare la digestione e curare la dissenteria ed era considerato un ottimo antisettico. I filosofi e fisici greci come Pitagora ed Ippocrate, ne elogiavano le virtù e gli effetti benefici sulla salute, evidenziandone gli effetti afrodisiaci esaltandone la capacità di sollecitare la loro ispirazione ed incrementare la loro creatività. Il Vermouth prende origine dal nome tedesco dell’assenzio (Wermuth)

Cannella
Nota aromatica Base
Profumo: Caldo, aromatico e leggermente speziato
Provenienza: oriente – india
Conosciuta da Greci, Romani ed Egizi, la Cannella è tra le spezie più antiche che si conoscano. Seppur
proveniente dall’Oriente, con il suo profumo intenso e il suo potere terapeutico conquistò nobili e aristocratici di tutto il mondo, tanto da guadagnarsi il titolo di spezia dei re. La storia della Cannella comincia in Cina, dove il suo uso, soprattutto nel campo medico, è attestato già nel 2700 a.C.
Denominata dagli arabi Kin Anomon, ovvero pianta profumata della Cina, questa spezia raggiunse l’Europa solo dopo essere passata per l’Egitto intorno al 2000 a.C. Nel bacino del Mediterraneo la cannella era nota per il suo alto valore già nell’epoca classica, e lo stesso Plinio ne lamentava il prezzo esorbitante. Nel corso del Medioevo, la cannella divenne il simbolo del potere di nobili e aristocratici; addirittura, durante i banchetti, la quantità di cannella utilizzata era proporzionale all’importanza degli ospiti. Adoperata come dono per re e regine, la cannella fu anche alla base del potere commerciale di Venezia, crocevia e luogo di incontro tra l’economia europea e quella oriente.

Chiodi di garofano
Nota aromatica Base
Profumo Dolce, intenso, caldo
Provenienza: asia
Sono chiamati chiodi di garofano i boccioli essiccati ancora chiusi della “Eugenia caryophyllata”, albero originario delle Molucche (Indonesia), ma oggi coltivato in molte aree tropicali: Antille, Africa orientale, Cina e Zanzibar, piccola isola dell’oceano Indiano, che è la maggior produttrice mondiale di questa spezia. È una pianta che ama il clima umido e l’aria marina. I fiori, raccolti ancora in boccio, essiccati assumono una colorazione rosso bruna, diventando simili nell’aspetto a dei chiodi.
Le proprietà farmacologiche e aromatiche di questa pianta, sfruttate in Cina da tempi antichissimi, vennero ignorate a lungo da greci e latini. Sembra che furono gli Arabi nel IV sec. ad introdurre questa spezia in Occidente, esaltandone il valore e la provenienza mitologica. Fu nel Cinquecento che questa spezia dal gradevolissimo aroma divenne sicuramente uno dei prodotti più ricercati e cari, e i medici consigliavano di metterla in infusione nel latte perché avrebbe “mirabilmente aumentato le forze di Venere”. I chiodi erano considerati così potenti come afrodisiaci, che il loro uso era proibito agli appartenenti a vari ordini monastici. Il massiccio impiego alimentare dei chiodi di garofano andrebbe collocato invece intorno al ‘700. Oggi questa spezia, dall’aroma penetrante e il sapore amaro pungente, entra in quasi tutte le miscele, dal garam masala al baharat. Viene pure ampiamente utilizzata per migliorare la conservazione delle carni marinate, oltre che per insaporire umidi e stufati.

Basilico
Nota aromatica Base
Profumo Fresco, piccante e insistente
Provenienza: area mediterranea
Il basilico (Ocinum basilicum), erba odorosa regina della cucina mediterranea odierna, era già molto diffuso nell’Italia del Cinquecento. Originaria dell’Oriente, presso i Romani era ritenuta magica e sacra a Venere, come molte altre erba fragranti, da raccogliere seguendo precisi rituali. L’uso di questo aroma in cucina sembra, come abbiamo già ricordato, che si affermò nel Rinascimento, quando anche Cosimo de’ Medici lo inserì fra le fragranze del “Giardino dei Semplici” (1545).
Oggi una delle sue preparazioni più celebri è il caratteristico pesto alla genovese, condimento di paste, tartine e focacce.

Menta
Nota aromatica Testa
Profumo Fresco e leggermente aspro
Provenienza: area mediterranea
Una storia narrata da Ovidio lega il nome di questa erbacea a quello della ninfa “Myntha”, creatura di bellezza straordinaria. Una storia narrata da Ovidio lega il nome di questa erbacea a quello della ninfa “Myntha”, creatura di bellezza straordinaria. Secondo la leggenda, la ninfa venne trasformata nella pianta della menta da Proserpina, moglie gelosa di Plutone, ed il suo caratteristico profumo gli fu donato dal dio come ultimo gesto d’amore. La menta era molto apprezzata nell’antichità per le sue qualità terapeutiche ed aromatizzanti. La Bibbia segnala che gli ebrei la usavano per profumare le mense ed elevare lo spirito, mentre Discoride e Galeno evidenziano che Greci e Romani l’apprezzavano quale stimolante dei piaceri venerei. Le spose, per essere gradite agli sposi, ne intrecciavano i fusti fioriti ed odorosi nelle corone nuziali. Diversi testi riportano credenze
secondo le quali i Latini vietavano il consumo di menta ai soldati, perché se resi schiavi del suo potere
afrodisiaco avrebbero preferito impegnarsi nelle battaglie amorose anziché in quelle con il nemico.
A conferma delle virtù stimolanti della pianta, presso alcuni popoli del Mediterraneo era tradizione la prima notte di nozze distribuire moltissime foglie di menta sul pavimento della camera da letto.

Lemongrass
Nota aromatica Testa
Profumo : Molto fresco e fruttato
Provenienza: area mediterranea – origine asia
Sulle vie commerciali dall’ India e dal sud-est asiatico i mercanti hanno portato con sé, tra le tante cose, una pianticella giallina costituita da un ciuffo di foglie lunghe e strette, sovrapposte intorno a foglioline più chiare: il lemongrass. Un fresco e balsamico aroma di limone caratterizza questa pianta, sbarcata per la prima volta nel bacino mediterraneo al seguito dei soldati di Alessandro Magno, al ritorno dalla loro leggendaria spedizione. Greci e romani, che gradivano molto questo profumo, acquistavano l’essenza prodotta a Palmira e Alessandria.

Ginepro
Nota aromatica cuore
Profumo: pungente
Provenienza: europa
Il ginepro lo troviamo già presso i Romani, e Apicio lo elenca fra le spezie essenziali per un cuoco in quanto era considerato anche un sostituto popolare del pepe. Nel medioevo i suoi rametti godettero di buona fama, e alcuni autori sottolineano quanto fosse: “odorifero e buono per la carne allo spiedo, perché lascia dentro di essa il suo sapore” Da allora il ginepro è entrato in molte ricette dedicate alla selvaggina, e il suo legno è stato utilizzato nelle cotture allo spiedo o alla griglia perché trasmetteva alle carni un gradevole aroma resinoso. Nelle credenze popolari il ginepro era consigliato, per le sue foglie pungenti, come rimedio contro le streghe, e di questa pianta doveva essere sia il bastone per girare la polenta, che un ramo appeso sopra la porta della casa o della stalla. Con i rami di ginepro, che possiede proprietà toniche, digestive, stimolanti, diuretiche e sudorifere, si alimentava il fuoco quando in casa c’era un malato, arrivando a distribuirne le foglie appena raccolte su piastre incandescenti del camino, in modo che i suoi effluvi aromatici e medicamentosi inondassero la stanza.
Il famoso abate Kneipp suggeriva addirittura di avvolgere il malato d’influenza in una coperta che doveva essere riscaldata ai vapori di una pentola in cui bollivano rami e bacche di ginepro. Questo suggerimento è passato alla storia della fitoterapia popolare col nome di mantello del dottor Kneipp.
Come condimento e aromatizzante il ginepro è oggi molto apprezzato in gastronomia: le sue coccole servono nelle marinate, nei ripieni, nelle zuppe, nelle marmellate. Inoltre le sue spiccate caratteristiche aromatiche lo rendono indispensabile in liquoristica, basti pensare al gin e alle grappe.

Lungo la Via della Seta

“……l’ impresa del primo viaggiatore che si inoltrò su questa via, lungo la quale l’ umanità avrebbe conosciuto la più grande delle sue rivoluzioni: quella impressa dallo scambio. In tutte le sue forme: scambio di oggetti, immagini, consuetudini, scoperte scientifiche, credenze, stili di vita. Senza dimenticare mai la doppia faccia di ogni incontro e incrocio: occasione da un lato di un benessere più pieno, di una accresciuta bellezza, di una maggiore comprensione del diverso; dall’ altro volano di nuova avidità e prepotenza e conseguenti efferatezze. Ad aprire questa nuova via, si diceva, è un viaggiatore cinese, Chang Ch’ ien, che nel 138 a.C. viene inviato dall’ imperatore Wu-ti nelle misteriose regioni dell’ Ovest in cerca di nuove alleanze militari. Almeno da questo punto di vista, la missione fallisce. In compenso, la strada verso nuovi mondi è stata aperta.Ei riflessi sono pressoché immediati, visto che poche decine di anni dopo i romani scoprono la seta nella guerra contro i parti,i quali indossano quel preziosissimo tessuto. In un battibaleno la moda della seta impazza nelle strade e nei palazzi romani: un filo ideale comincia dunque ad unire i due più grandi imperi dell’ antichità. Saranno ben pochi coloro che compiranno per intero l’ interminabile tragitto che da Xi’ an conduce a Roma e viceversa. Ma via via che trascorrono i secoli, antiche città e nuove oasi fioriscono, beneficiando di un traffico ormai inarrestabile. Bene lo si desume seguendo l’ itinerario espositivo, che concentra la sua attenzione su alcuni di questi snodi decisivi: la stessa Xi’ an, Turfan, Samarcanda, Baghdad, Istanbul. E le italiane Genova e Venezia. Poi, nel diciottesimo secolo, quel traffico pare interrompersi. E non poche città dell’ Asia Centrale presenti sulla rotta, si ricorda nel catalogo, vengono «inghiottite dalle sabbie del deserto». Bisognerà aspettare il 1863, anno d’ inizio dell’ esplorazione ufficiale dell’ India da parte degli inglesi, e il 1890, data di apertura della prima delegazione commerciale a Kashgar, perché inizi una vera e propria riscoperta di quell’ area di mondo, oltre che di rovinose razzie archeologiche. Fu allora che l’ espressione ‘ Via della Seta’ (coniata nel 1877 dal barone Ferdinand von Richtofen) si impose definitivamente su scala planetaria. E la stessa provincia di Kashgar, al centro di un conflitto strisciante tra russi e inglesi che va sotto il nome di Grande Gioco, recuperò l’ alone mitico legato al racconto di Marco Polo. Qui «vivono di mercatanzia e d’ arti. Egli hanno belli giardini e vigne e possessioni e bambagia assai; e sonvi molti mercatanti che cercano tutto il mondo;e sono gente iscarsa e misera, che mal mangiano e mal beono». A ben guardare, già Marco Polo (la mostra riunisce per la prima volta un insieme di documenti originali: il testamento, l’ inventario dettagliato degli oggetti che gli appartenevano e versioni manoscritte o a stampa del Milione) ci offre un ritratto a luci e ombre sugli effetti positivi e negativi del ‘ commercio umano’ . Certo, la ruota della storia gira di continuo.
Cit. La Repubblica 26/10/2012 “LA VIA DELLA SETA OGGETTI, IDEE, RELIGIONI COSÌ SI INCONTRARONO ORIENTE E OCCIDENTE “ di FRANCO MARCOALDI